Forlì, 25/07/2020


INNOVAZIONE ED ARTIGIANALITA' - "Made in Italy nel Fashion&Luxury" al terzo Digital Talk di Ansa, Ey, Cdp, e Luiss Business School.

Un colpo durissimo per la moda italiana, con alcuni punti saldi per la ripartenza. L'attuale crisi deve poter rappresentare un'opportunità per la moda; è il momento, come emerge con decisione dal dibattito, di spingere sulla tecnologia. Dibattito organizzato da EY e Ansa con Cassa depositi e prestiti e Luiss Business School, il 'Digital Talk Italia Riparte' dedicato al "Made in Italy nel Fashion&Luxury", andato in onda su Ansa.it grazie alla tecnologia Streaming di Natlive.

Sono infatti 300mila i lavoratori messi in stand-by nel settore della moda a causa dell'emergenza Covid. Le imprese del comparto hanno risentito duramente del lockdown. Tutto ciò si ripercuote inevitabilmente sull'occupazione. Un ramo della manifattura italiana che fino allo scorso anno vantava un un fatturato di oltre 80 miliardi di euro, per quasi 500 mila addetti. Adesso, per il 2020, le previsioni indicano ricavi in discesa tra il 27% e il 35%. Un aumento della disoccupazione ancora peggiore, dal 30,4% fino a superare il 38%.

Si tratta di stime, appunto, che vanno combattute e contrastate attraverso precisi strumenti. In primis, con la forza del concetto di "made in Italy", che deve essere uno strumento di supporto alla valorizzazione del brand, sostenuto comunque da elementi qualitativi e di valore. A braccetto con l'innovazione, sui materiali, le attività di produzione e vendita. Anche se, si avverte, le capacità di investimento potrebbero essere minate da scorte di prodotto che sono rimaste nei magazzini. Last but not least, il processo di digitalizzazione, che si sta accelerando, per una vendita omnicanale. Lo scenario sarà quindi dato da un equilibrio tra il ricevere un prodotto a casa, ma anche il piacere di condividere con il proprio stylist una scelta di prodotto e di marchio. Il concetto è comunque quello della shopping experience unica, basata comunque su di una relazione. Ma servono. è la raccomandazione, anche aiuti agli investimenti e strategie per recuperare terreno all'estero. Perchè non va dimenticato che in questo settore il problema è il doppio shock, sia dal lato della domanda che da quello dell'offerta.

Quella del Fashion&Luxury è infatti una industria particolare, in cui le aziende sono piccole, ma ben inserite nella filiera commerciale e con un saldo tra export ed import in positivo per 33 miliardi; una situazione data da flessibilità, innovazione ed artigianalità, una combinazione unica nel mondo. Tra l'altro, quasi il 70% delle subforniture nel mondo del lusso sono italiane, 5 volte il dato della Francia. Aspetto positivo, oltre alla riconoscibilità del made in Italy, la necessità di potenziare la vendita omnicanale e di operare reskilling su tutta la filiera, anche il fatto che per il 2021 ci sono prospettive di recupero, con alcuni Paesi che mostrerebbero tassi di crescita del Pil maggiore. E potrebbero essere proprio quelli i Paesi che attivano processi di acquisti dei prodotti.

Hanno partecipato al dibattito Paolo Boccardelli (Luiss Business School), Antonella Bompensa (Moorer), Alfonso Dolce (Dolce&Gabbana), Federico Fubini (Corriere della Sera), Paolo Lobetti Bodoni (Ey), Valentina Clemente (Sky), Carlo Mazzi (Prada), Andrea Montanino (Cassa Depositi e Prestiti), Pietro Negra (Pinko), Stefania Radoccia (Ey), Andrea Sasso (Italian Design Brands), Alessandro Varisco (Twin Set), Stefano Vittucci (Ey).




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